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Un viaggio avventuroso e ironico nei meandri del "domandone": cosa c'era prima del prima? Ovvero: come mai ci sono le cose e non invece un bel nulla? L'autrice gioca col linguaggio, quasi a voler restituire con le parole ingarbugliate "l'ingarbuglio" della domanda, servendosi del bagaglio culturale della filosofia, dello sguardo poetico del racconto mitologico, e appoggiandosi saldamente a spericolati concetti scientifici il cui solo nome incute timore. Ma è davvero la scienza l'unico baluardo contro i vaneggiamenti? E se la stessa scienza fosse un vaneggiamento, chi ci salverà? In ogni caso dal viaggio si torna con un souvenir: gli occhi pieni di meraviglia. Consapevoli di essere rimasti, nonostante tutto, solo "dei gran ciucci".